La Sindone

La Sindone è un telo molto antico e come qualunque altro oggetto antico, non è affatto facile ricostruirne la storia, anche se esiste una tradizione secolare che la identifica con il telo funerario in cui è stato avvolto il corpo di Gesù dopo la sua morte.

I primi documenti che parlano della Sindone sono le descrizioni della sepoltura di Gesù contenute nei vangeli: “Giuseppe di Arimatea, prese il corpo di Gesù, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia” (Mt 27,59-60a). La domenica mattina quando Pietro e Giovanni, avvisati dalle donne, giungono al sepolcro non vi trovano più il corpo di Gesù che è risorto, ma trovano solo la Sindone e gli altri teli sepolcrali: “Pietro entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario che era stato sul suo capo non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo e vide e credette (Gv 20,6-8). Cosa accadde successivamente non è possibile saperlo con precisione. Esistono però molte testimonianze che raccontano che già nei primissimi secoli dopo la resurrezione di Gesù i suoi teli funebri, compresa la Sindone, erano gelosamente conservati e venerati dai cristiani. Nel V-VI secolo si possono leggere testi che affermano che nella città di Edessa (oggi Urfa, in Turchia sul confine con la Siria) era conservato un ritratto di Gesù (chiamato con la parola greca Mandylion che significa “asciugamano”) “non fatto da mano umana”, impresso su una tela. Secondo una leggenda era stato inviato al re di Edessa, Abgar, da Gesù stesso che vi aveva impresso miracolosamente il suo volto. Alcuni studiosi ritengono che possa essere proprio la Sindone conservata oggi a Torino, che a quei tempi veniva esposta al pubblico ripiegata in otto parti in modo da mostrare solo il volto e nascondere il resto del corpo. Nel X secolo il Mandylion viene trasferito a Costantinopoli (che all’epoca era la più grande e ricca città d’Europa e del Medio Oriente essendo la capitale dell’Impero Bizantino). Nella Biblioteca Nazionale di Budapest è ancora oggi conservato un interessante manoscritto (il manoscritto Pray) che risale al XII secolo, e che riporta una miniatura raffigurante l’unzione del corpo di Gesù e la visita delle donne al suo sepolcro. Un angelo indica con la mano la Sindone come quella oggi conservata a Torino, mostra la tessitura a spina di pesce e i piccoli fori rotondi nello stesso numero e nella stessa identica disposizione a “L “. La Sindone verrà fotografata ufficialmente altre sette volte: nel 1931, 1969 (la prima fotografia a colori), 1997, 2000 e 2002. Nel 2008 e nel 2010 la Sindone è stata fotografata in alta definizione. A causa della Seconda Guerra Mondiale, dal 1939 al 1946, la Sindone viene nascosta per motivi di sicurezza nell’Abbazia di Montevergine, presso Avellino. Nel 1993 la Sindone viene trasferita nel coro della Cattedrale di Torino per consentire il restauro della Cappella del Guarini. La sera dell’11 aprile 1997, quando i lavori di restauro stavano per concludersi, nella Cappella scoppia un furioso incendio che la danneggia gravemente. La Sindone non subisce alcun danno anche perché, per precauzione, viene portata via dai vigili del fuoco. Dal 1998 la Sindone è conservata in una nuova teca moderna, completamente distesa, in posizione orizzontale, protetta dalla luce e immersa in argon, un gas inerte. Dal 2000 la Sindone ha trovato sistemazione definitiva in una cappella appositamente restaurata del Duomo di Torino, al di sotto del palco reale. Nel 2002 la Sindone è stata sottoposta ad un’importante operazione di restauro: sono state tolte le toppe cucite nel 1534 sui buchi provocati dall’incendio ed è stato sostituito il telo d’Olanda sul quale allora era stata cucita. In occasione dell’ostensione del 2010 è stato possibile vederla per la prima volta dopo il restauro.

la Sindone galleria fotografica

 

About the Author:

Related Posts

Sorry, the comment form is closed at this time.